sabato 18 dicembre 2010

Ya basta! - Comunicato di ingegneria della Sapienza sui fatti del 14 dicembre

Il 14 Dicembre sono scesi in piazza in tutta Italia gli studenti, ricercatori e docenti che si sono opposti alla riforma Gelmini, alla legge 133 del 2008 e più in generale ai decenni di politiche scolastiche e universitarie sulla pelle dei più deboli.
Sono scesi in piazza insieme ai loro futuri colleghi che sperimentano la precarietà ed il livello di sfruttamento raggiunto dal mercato del lavoro dalla legge 30 in poi.
Insieme ai lavoratori minacciati dalla crisi, disoccupati, cassintegrati, insultati ripetutamente dall'arroganza dei Marchionne o dei Sacconi di turno.
Insieme ai cittadini abruzzesi vittime della propaganda governativa che sulla loro pelle ha decretato la morte di una città come l'Aquila, a favore delle speculazioni che non hanno risolto la situazione post-terremoto.
Insieme ai cittadini campani colpiti dalla minaccia alla salute personale e dei loro figli costituita dalla discarica sotto casa che il malgoverno e il potere mafioso locale e nazionale vogliono regalargli, come soluzione alla crisi dei rifiuti generata e gestita da quegli stessi poteri che negli anni ne hanno fatto un business.
Insieme a tutte le altre realtà territoriali minacciate dalle grandi opere inutili quando non addirittura nocive in cui il governo ha deciso di investire (o meglio riciclare) i fondi che toglie a molti per dare a pochi.
Insieme ai migranti usati come carne da macello, sfruttati e incolpati di tutti i mali del paese così da giustificare il trattamento inumano dei CIE, i lager democratici, delle deportazioni, delle truffe quali l'ultima sanatoria.
Insieme ai comitati per l'acqua pubblica, ennesimo bene comune che vuole essere sacrificato sull'altare della speculazione di pochi sulla pelle di tutti gli altri.
Insieme a tante altre realtà.
In sintesi, in piazza c'erano tutte le componenti più minacciate ed esasperate dalla politica di un governo autoritario che da una parte dice "è tutto apposto, fidatevi di noi" e dall'altra ci bastona limitando o negando i diritti costituzionali uno dopo l'altro.

La gestione della piazza di Roma ha visto ancora una volta, ancora di più del 30 novembre, i palazzi del potere isolati nel contesto irreale di una zona rossa che impediva ai manifestanti di portare le loro ragioni nei luoghi deputati, una situazione che manifesta fisicamente il vuoto di democrazia in cui è precipitato questo paese.

Dentro le aule del Parlamento il governo ha retto grazie a una manciata di deputati di opposizione, con la fiducia consegnata alla ridicola figura del presidente del consiglio piuttosto che ad un progetto politico complessivo, che nessuno sa cosa sia all'interno della dirigenza politica di questo paese.
Quella che viene propagandata per raggiunta già da martedì è la stabilità politica nella quale i nostri diritti costituzionali sono barattati in cambio di una tranquillità finanziaria. I potenti d'Italia sembra abbiano scelto: pur di non cadere nella mani della speculazione internazionale permetteranno al malgoverno l'assoggettamento della magistratura e lo stravolgimento definitivo della nostra Costituzione. L'aggravarsi della crisi sistemica e del conseguente malessere sociale ha due vie d'uscita: o si ridistribuirà ricchezza o si useranno le forze dell'ordine per placare il popolo esasperato. La governance europea già ha scelto.
Non ci illudiamo che gli stessi agenti che fanno da scudo a questo potere malato ad un tratto girino le spalle e si mettano dalla nostra parte, ma invitiamo tutte le forze ed individualità democratiche rimaste in seno alle istituzioni a cogliere il momento storico che stiamo vivendo e a prendere posizione.
In queste ore stiamo assistendo ai tentativi di strumentalizzare la piazza del 14 per varare un nuovo pacchetto sicurezza e attaccare la magistratura, colpevole di aver liberato dei ragazzi per mancanza di prove.

La giornata di martedì ha visto l'esplosione dell'ira popolare contro il malgoverno, una reazione di pancia di una società che vuole il cambiamento di questo stato di cose.
Certo è che la rivolta di martedì non è nata dal nulla, è il frutto dell'unione di 1000 piccole rivolte sui territori, nelle università e nei luoghi di lavoro, ignorate dalla politica del palazzo e dagli organi di informazione ufficiale.
Il corteo di Roma aveva la volontà vera di arrivare sotto Montecitorio per prendere a pedate chi ci condanna a una vita di stenti, chi ci sorride e ammica a reti unificate per poi ridere di noi mentre a telecamere spente incassa, truffandoci e speculando sulle nostre disgrazie.
Il 14 dicembre è stata una giornata di rabbia, la sfida per il futuro è quella di incanalare questa rabbia e trasformarla in un percorso che costruisca un'alternativa.

Questa è la realtà, non quella fuorviante fornita dai media e dai partiti politici che in queste ore sono compatti nel creare il nemico pubblico del fantomatico e imprevedibile blackblock senza nome né volto né storia personale. A chi inventa una divisione della piazza fra buoni e cattivi, rispondiamo che quelle persone un nome, un volto e una storia personale ce l'hanno, e che è proprio questo che i tanti commentatori di questi giorni dovrebbero analizzare, ovvero il perché si è arrivati all'esplosione della piazza di questa giornata. Basterebbe, anche senza studiarsi un libro di storia, sociologia o economia, guardare come viene letta la situazione italiana dal di fuori o cosa succede in tutti gli altri paesi europei.
Possibile che quando per esempio la rabbia cieca è manifestata dai lavoratori e dagli studenti in Grecia, Francia, Spagna o Inghilterra, si parli di lavoratori e studenti greci, francesi, spagnoli o inglesi, mentre quando ciò succede in Italia si ricorre sempre alla fantomatica figura del blackblock assetato di sangue?
Inoltre, a chi trasversalmente ringrazia la professionalità della polizia, ricordiamo che è difficile congratularsi con gli alti livelli di essa per una gestione della piazza che ha portato a caroselli di blindati fra la gente in piazza del Popolo, o con i pestaggi perpetrati da gruppi di appartenenti alle forze del disordine nei confronti di singoli manifestanti.
Denunciamo la compattezza dei mass-media, dei partiti politici e di tutti gli altri strumenti in mano al potere nel propagare una versione dei fatti di comodo, ignorando completamente le vere cause che hanno portato a ieri: la situazione storica, politica ed economica del paese e non solo.
Chi sta nelle stanze del potere la verità la conosce bene. Ha letto il rapporto NATO "Urban Operations 2020" (completato nel 2002), che descrivendo l'orizzonte sociale dei prossimi anni, prevede la necessità dell'uso dell'esercito nelle città per sedare rivolte e sommosse. Non mettendo ovviamente in discussione il sistema economico e il modello di sviluppo vigente, ha varato di conseguenza pacchetti sicurezza che introducono sorveglianza massiccia e militari armati nelle strade, ha avallato e gonfiato di risorse pubbliche l'economia di guerra.
Politicanti con la pretesa del monopolio della parola, fascisti in doppiopetto, professionisti della disinformazione e dell'inganno...que se vayan todos!

Martedì si è sentito l'urlo disperato di chi ha capito che è il malgoverno la minaccia per il suo futuro e di conseguenza non accetta il "divide et impera" di italiani contro migranti, studenti contro pensionati, lavoratori precari contro stabilizzati, settentrionali contro meridionali, buoni contro cattivi. Si è vista in piazza l'unione delle lotte, ora sta a noi tutti coltivarla e costruire qualcosa di nuovo su queste macerie.
Noi abbiamo iniziato a far questo da subito non lasciando soli i nostri compagni, con un presidio sotto il tribunale, chiedendo la libertà per i nostri fratelli e sorelle arrestati martedì.
Lavoreremo in futuro, come abbiamo fatto in questi mesi, per incanalare la rabbia e la frustazione nostra e di quanti erano in piazza fino ad oggi e lo saranno ancora domani, in un orizzonte politico e non nel semplice scontro fisico.
Per questo accogliamo la lettera degli operai e delle operaie di Mirafiori, altro importante tassello in questo momento storico, e continuiamo a muoverci per l'unità di tutte le componenti della società a difesa dei diritti minacciati dal malgoverno e dal sistema capitalistico.
Per questo invocheremo di nuovo, come abbiamo fatto il 14 dicembre ed in altre occasioni, il passaggio dello sciopero generale.

Assemblea Permanente Ingegneria Sapienza
http://collettivo.ing.uniroma1.it/assemblea

martedì 14 dicembre 2010

Dai tempi della Pantera

E' la voce che circola in quel di Roma: "non si era così tanti dai tempi della Pantera". Come studenti, si intende.
Poi ci sono molti altri...Doveva esserci anche la PG medesima, ma tra il clock accelerato di questi giorni, anche tra genitori ed insegnanti, e la necessità di smaltire il lavoro accumulato, dopo aver salutato un esponente della NuovaInterScienza alle 4:00, mi son messo al computero, invece di prendere l'autobus. Seguo le notizie dalla postazione, riflessioni poi. Dato che è tornato fuori un po' di popolo può darsi mi lasci convincere a riprendere la narrazione degli eventi.
Molto è successo nel frattempo, poco di positivo, ma vale la pena di ragionarci su.
La moderazione nell'uso dei tachioni seguita quest'anno, mi ha fatto privilegiare la proiezione dell'ologramma solido nel mondo fisico, piuttosto che la scrittura qui, ma forse ho distillato abbastanza dilitio per accendere i post-combustori.
Se solo venisse prodotto su Tellus...

PG